Infrastruttura resiliente a prova di downtime: il caso della Banca Popolare di Sondrio

Per favorire lo sviluppo di un business sano e duraturo non si può essere sempre e soltanto reattivi. È necessario invece essere proattivi: ecco perché rendere la propria infrastruttura resiliente è fondamentale.

In campo economico abbiamo visto questa reazione nelle aziende ma, per favorire lo sviluppo di un business sano e duraturo, non si può essere sempre e soltanto reattivi. È necessario invece essere proattivi: ecco perché rendere la propria infrastruttura resiliente è fondamentale.

Chi aveva intrapreso con anticipo la strada della trasformazione digitale, del passaggio delle sue attività sul cloud e della progettazione di un’infrastruttura resiliente, in grado di evitare i problemi esterni legati a eventi straordinari, ha potuto continuare a lavorare, anche con maggiore efficacia rispetto al passato, proprio in virtù della maggiore efficienza che la digitalizzazione spinta porta all’interno delle organizzazioni.

Infrastruttura resiliente, una metodologia non un prodotto

Quello che avviene più in generale e che va sotto il nome di ingegneria della resilienza, si applica bene anche al caso delle infrastrutture informatiche.

In fondo, gli eventi climatici, fisici e sanitari influenzano in modo diretto l’operato delle aziende ed è per questo che, per prevenire problemi di operatività e di downtime si parla di ingegneria della resilienza. A livello operativo e pratico, questa metodologia per l’IT si concentra nelle procedure di disaster recovery e di progettazione di infrastrutture informative resilienti.

In particolare, nei sistemi antropici -quali sono le aziende, spesso connotate da strutture e organizzazioni complesse e articolate- le azioni di prevenzione sono studiate proprio per limitare i danni e per aumentare la capacità dei sistemi di fare fronte in modo efficace a questi eventi, prevenendone se possibile gli effetti, ma anche agendo per ripristinare l’operatività in caso di danno.

L’analisi di sistemi così complessi richiede un approccio consulenziale che, in Italia vede poche realtà con competenze così specifiche e trasversali. Come Reti, che ha supportato la Banca Popolare di Sondrio nella realizzazione del progetto Virtual Desktop Infrastructure (VDI), che ha previsto la virtualizzazione delle postazioni di lavoro interne.

Il caso virtuoso della Popolare di Sondrio

L’esigenza dell’istituto bancario è nata qualche anno fa per rispondere alle crescenti esigenze di business continuity, quasi prevedendo l’avverarsi di eventi dannosi di così vasta entità, come quello della pandemia di Covid-19.

La Banca Popolare di Sondrio ha quindi deciso di avviare un progetto di virtualizzazione delle postazioni di lavoro, con lo scopo di disaccoppiare il dispositivo fisico dall’ambiente software, per consentire ai propri dipendenti, in caso di necessità, di poter operare in modo efficace anche all’esterno delle sedi fisiche.

Con il supporto di Reti, è stata quindi realizzata un’architettura flessibile e scalabile, che ha offerto al gruppo che gestisce i sistemi informativi della banca modalità moderne e sicure per distribuire, gestire e proteggere le applicazioni e i desktop virtuali. Agli utenti finali sono state garantite opportunità di business mobility e semplicità che hanno loro consentito di lavorare in continuità anche al di fuori della propria sede.

In particolare, questa virtualizzazione delle postazioni di lavoro (VDI) è stata realizzata attraverso un’infrastruttura iperconvergente che, grazie alle sue caratteristiche di scalabilità e di flessibilità, fornisce il funzionamento di tutta l’infrastruttura informatica della Popolare di Sondrio.

In questo ambito, lo strumento di VDI permette di distribuire, proteggere e gestire le app e i desktop virtuali in modo semplice, dando ai dipendenti dell’istituto bancario la possibilità di lavorare anche in casi estremi.

 

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