Il Cloud, uno sconosciuto a dir poco famoso
Oggigiorno il tema Cloud è oramai talmente noto e maturo che anche i non-IT worker ne hanno probabilmente sentito parlare almeno una volta. Ma che cosa si intende veramente quando parliamo di Cloud?
Come detto nel precedente paragrafo, i cloud potrebbe assumere diversi significati in base alle sue caratteristiche tecniche. Per gli addetti ai lavori, nella stragrande maggioranza dei casi, il cloud identifica intere infrastrutture di rete oppure un’infrastruttura che offre una serie di servizi che vanno dall’erogazione di VM (Virtual Machine) sviluppate sull’infrastruttura stessa, a servizi storage o istanze DB (Data Base).
Anche se esistono servizi comuni a tutte le infrastrutture cloud, è bene dire che queste sono orchestrate da diversi player di settore che oggi si contendono le quote di mercato. La scelta del fornitore adatto alle proprie esigenze non è semplice: sono molteplici le variabili che contraddistinguono i diversi cloud provider. È opportuno avere quindi un’ampia visione di mercato partendo proprio dai fornitori leader: quali sono? E in cosa si differenziano? Vediamolo insieme.
I Big del cloud provider: I tratti in comune
I tre principali player del mercato del cloud provider, a livello globale, ci sono:
- Amazon con il suo servizio AWS (Amazon Web Services);
- Google con il suo servizio GCP (Google Cloud Platform);
- Microsoft con il suo servizio Microsoft Azure.
Partiamo ad analizzarli prendendo in considerazione i tratti in comune di queste soluzioni. Vista l’innumerevole mole di servizi e micro-servizi offerti dalle tre piattaforme Cloud, ci occuperemo di seguito solo delle macrocategorie di servizi. Ecco le prestazioni in comune offerte da tutti e tre i player:
- Operazioni che rientrano nella categoria di AI e Machine Learning, ovvero tutti quei sevizi che si occupano di automatizzare funzioni, di tradurre messaggi audio in testo per poi elaborarli e riconvertirli in audio o di bot intelligenti che interagiscono con altri servizi esterni come SMS, Skype, Teams, Twitter, ecc;
- Analizzatori di Big Data, come BigQuery per GCP, SQL Server cluster di Big Data per Azure o RedShift per AWS;
- Gli orchestratori che permettono di creare, pianificare e vestire pipeline di dati;
- I server virtuali sulle quali possiamo importare o creare delle intere infrastrutture costituite da Virtual Machine (e2c per AWS, Compute Engine per GCP o Virtual Machine per Azure);
- I database, sia SQL che NOSQL, sono presenti in tutte e tre le piattaforme;
- Il monitoraggio delle applicazioni
- La messagistica, che racchiude servizi per la pubblicazione di messaggi basati sul cloud;
- La fatturazione, per poter gestire il costo a consumo dei servizi cloud, garantendo anche un’autonomia nell’impostazione di soglie e trigger su determinati valori di spesa;
- L’archiviazione, che include semplicemente servizi e micro-servizi che fungono da storage disk e file server;
- La Rete, che consente di creare tutta l’infrastruttura network propedeutica all’utilizzo degli altri servizi: switch, firewall, DNS, bilanciatori, VPN;
- La Sicurezza, che ci offre i servizi utili alla protezione delle nostre infrastrutture;
- Ed infine tutti quei servizi che includono i tool di migrazione da una piattaforma cloud ad un'altra o per migrare da private cloud, fisico o virtuale verso una delle tre piattaforme cloud più gettonate.
I Big del cloud provider: le differenze
Come avrete potuto capire leggendo i punti sopra, tutte e tre le piattaforme (AWS, GCP e Azure) racchiudono i principali servizi necessari alla delivery e all’erogazione di infrastrutture IT dedicate. Ma analizziamo ora le principali differenze:
- Prima fra tutti la diffusione e capillarità dei Datacenter che sono alla base delle tre infrastrutture Cloud. Ebbene seppur tutti in continua espansione, al momento i più estesi sono quelli di AWS:
1. Fonte: https://aws.amazon.com/it/about-aws/global-infrastructure/
Cosa significa per l’utilizzatore finale? Semplicemente che in media i Datacenter saranno più vicini all’utilizzatore, quindi avremo una minor latenza nell’erogazione del servizio visto che i dati devono percorrere minor strada per arrivare a destinazione; - Un'altra differenza fra i cloud è il concetto di “mount”. I nostri dati (file, musica , documenti) sono salvati su un disco. Fino al 2020 poteva essere visibile solo ad una macchina virtuale per volta, tranne che in Google Cloud, dove questa limitazione era già da tempo superata e più macchine potevano vedere contemporaneamente quel disco. Naturalmente sia AWS che Azure sono corse ai ripari colmando nell’ultimo anno questo divario;
- Per le fasce alte di erogazione DB primeggia ancora AWS dove il suo servizio di lettura dei dati con Amazon EFS (Elastic File System per lo storage in cloud) è ben 5 volte più veloce;
- Infrastruttura Globale: Come si dice in gergo, “non ce né per nessuno” e vince, al momento, sicuramente Google Cloud. Non tutti sapranno che l’infrastruttura utilizzata da Google non è altro che una porzione dedicata dell’infrastruttura stessa con strumenti e servizi annessi che negli ultimi 25 anni hanno reso Google il colosso dell’IT che conosciamo ed il primo motore di ricerca del pianeta;
- Economicità dei servizi? Questa è forse la domanda di cui più ricerchiamo risposte, ma a cui è molto difficile rispondere. Possiamo solo dire che in linea generale dipende dal servizio scelto ed è a parità di servizio e risorse utilizzate che il costo del servizio selezionato può risultare più economico su AWS o su Azure o su GCP. Proprio per questo, quando si vuole iniziare una migrazione al cloud è importante affidarsi a Partner competenti che possano fare una valutazione della propria infrastruttura e consigliare la soluzione migliore in termini di costi e tecnologie utilizzate.
Conclusioni
Il servizio più adatto in termini di costi e performance non denota sempre una risposta assoluta ma prevede una valutazione puntuale e cucita attorno alle esigenze di business.
Da non sottovalutare è l’elevata concorrenza tra i cloud provider del settore, che inevitabilmente porta ad un’accelerazione nello sviluppo delle rispettive soluzioni. Considerato il ritmo di crescita del mercato cloud degli ultimi anni il mercato italiano del Cloud, prevede picchi di crescita fino a punte del 40% di fatturato. Come gli altri settori IT, infatti, il cloud conferma la tendenza positiva anche durante il periodo pandemico e si posiziona 4 tra i Trend strategici e tecnologici del 2022 individuati dal Gartner.
Questo trend di crescita degli ultimi anni, ovviamente non solo limitato al mercato italiano, sta creando un rinnovato interesse da parte di numerosi player che si stanno tuffando nel Cloud, uno su tutti è Alibaba Cloud.
Questo aumento di competitor porterà sicuramente ad un calo dei prezzi come è facile prevedere, ma molto probabilmente porterà un sempre più rapido cambiamento dei servizi offerti dagli stessi fornitori. Bisogna rimanere attenti alle evoluzioni della domanda e dell'offerta cloud per vedere a chi di questi provider darà ragione il mercato e i singoli utenti.
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Articolo scritto da Cardillo Rocco, IT Consultant presso Reti S.p.A.