La situazione d'emergenza in cui ci siamo trovi ci ha messo di fronte alla nostra capacità di agire e cambiare in una situazione particolarmente mutevole.
Pensiamo alla velocità di reazione di un’azienda di distribuzione che ha dovuto ricorrere a vie e mezzi di trasporto alternativi quando le rotte asiatiche dei componenti si sono fermate a causa dell’epidemia.
Oppure, da noi, alle migliaia di persone da far lavorare da casa nel giro di pochissimo tempo, allestendo policy e controlli di cui non ci si era preoccupati se non teoricamente fino ad allora.
Se la velocità dei cambiamenti ha ispirato dapprima nei manager una rapidità di esecuzione mai provata prima, in seguito ha anche attivato nei loro piani l’idea che è necessaria una visione articolata di medio termine per superare la crisi.
L’intervento immediato è obbligato, ma per vincere davvero, per portare la propria azienda verso il traguardo del successo i manager sanno bene di dover realizzare una visione d’insieme che tenga conto della loro organizzazione per quella che è, ovvero un complesso meccanismo fatto di processi e di persone.
Una strategia di resilienza permette di avere una visione d'insieme capace di integrare i singoli piani operativi che permettono la continuità operativa.
Il primo e fondamentale elemento da mettere al riparo è l’operatività dell’azienda; senza di questo, se le macchine si spengono – in alcuni settori anche solo per poche ore – il danno economico è enorme.
Non tutte le aziende sono arrivate preparate al momento dello scoppio della pandemia: molte organizzazioni avevano già avviato la propria trasformazione digitale, appoggiandosi al cloud e modernizzando i loro processi di gestione e di condivisione delle informazioni.
Molte aziende, soprattutto le più grandi, avevano già pronti i piani di smart working per i loro dipendenti. Tuttavia, nessuna di loro è arrivata pronta. Ma ha saputo reagire, ha trovato la propria forza nella resilienza, si è ingegnata per risolvere in breve tempo i problemi che potevano fermare la loro operatività.
Lo hanno fatto adattandosi, molto spesso; ora però, con il serio pericolo che questa nuova normalità non sparisca più e ci costringa, ogni giorno, a misurarci con nuove sfide, diventa obbligatorio dotarsi, per l’appunto, di quella visione di medio-lungo periodo.
Il che significa, in ambito di business continuity, di fare analisi approfondite di tutti i propri processi gestionali e produttivi, agendo laddove necessario quando vengano evidenziate carenze, possibili falle e rischi concreti di fallimento dei processi.
Occorre agire con una visione d’insieme che comprenda, oltre all’assicurare ai processi core dell’azienda la continuità, anche la formazione del proprio personale per abituarlo all’utilizzo di nuovi strumenti. Mettendo in sicurezza tutta l’organizzazione, senza lasciare punti deboli nella catena lavorativa, con piani di cybersecurity robusti, aggiornati e monitorati da esperti.
Con procedure di protezione dei dati sensibili dell’azienda che preveda una classificazione delle informazioni in base ai livelli di riservatezza e delle persone – o dei reparti operativi – che possono accedervi.
Perché un’azienda è composta da diverse aree funzionali, ognuna delle quali opera in specifici contesti di riferimento e in specifiche modalità; differenze per le quali è possibile che l’impatto dell’epidemia possa interessarle in misure diverse e non omogenee.
Ecco allora che la strategia di resilienza e di continuità operativa a cui un’azienda deve puntare deve necessariamente considerare queste specificità, attraverso l’elaborando di piani operativi diversi, ma che si avvalgono tutti di metodologie o di partner qualificati, che permettano inoltre di misurare sistematicamente i riscontri e di reagire repentinamente per correggere le anomalie che di dovessero verificare.